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4. Giuseppe Carpani, Le Haydine, ovvero Lettere sulla vita e opere del celebre maestro Giuseppe Haydn (Milan, 1812), 96n–97n.

Un amico mio s’immaginava nell’udire un quartetto d’Haydn d’assistere ad una conversazione di quattro amabili persone e questa idea mi è sempre piaciuta, perché molto si avvicina al vero. Sembrava a lui di riconoscere nel violino primo un uomo di spirito ed amabile, di mezza età, bel parlatore, che sosteneva la maggior parte del discorso da lui stesso proposto ed animato. Nel secondo violino riconosceva un amico del primo, il quale cercava per ogni maniera di farlo comparire, occupandosi rare volte di {97n} se stesso ed intento a sostenere la conversazione più coll’adesione a quanto udiva dall’altro che con idee sue proprie. Il Basso era un uomo sodo, dotto e sentenzioso. Questi veniva via via appoggiando con laconiche, ma sicure sentenze il discorso del violino primo, e talvolta da profeta, come uomo sperimentato nella cognizione delle cose, prediceva ciò che avrebbe detto l’oratore principale, e dava forza e norma ai di lui detti. La viola poi gli sembrava una matrona alquanto ciarliera, la quale non aveva per verità cose molto importanti da dire ma, pure voleva intromettersi nel discorso e colla sua grazia condiva la conversazione, e talvolta con delle cicalate dilettose dava tempo agli altri di prender fiato. Nel rimanente più amica del Basso che degli altri interlocutori.